In cosa consiste un percorso di supporto psicologico?
Solitamente, quando uno psicologo incontra per la prima volta un cliente, svolge una funzione di valutazione diagnostica ed analisi della domanda. Successivamente propone un ciclo di consulenze considerate necessarie al raggiungimento di un obiettivo chiaro e condiviso, oppure, qualora la gravità delle problematiche riportate dal cliente suggeriscano un quadro franco di psicopatologia di livello grave, lo psicologo provvede all’invio presso un altro specialista psicoterapeuta e/o psichiatra.
In linea di massima, al primo consulto, lo psicologo si trova di fronte a una persona alle prese con un conflitto fra sé stesso e il mondo esterno. Il cliente il più delle volte si presenta lamentando il fatto di doversi puntualmente confrontare con un mondo ostile, ingiusto, espulsivo, non comprensivo e indubbiamente “sbagliato”. Ognuno poi racconta di come, da solo, con i propri strumenti, ha provato a reagire nei confronti di quel mondo considerato “sbagliato”.
C’è chi ha cercato di correggerlo a tutti i costi, incluso l’utilizzo della rabbia e dell’aggressività.
C’è chi ha pensato che correggere il mondo fosse impossibile, ma fosse invece possibile sopportarlo ovvero incassare i colpi fino all’esaurimento.
C’è poi chi ha pensato che fosse impossibile cambiare il mondo, che fosse altrettanto impossibile sopportarlo in quanto troppo doloroso e, dunque, ha deciso di isolarsi, ritirarsi in sé stesso escludendo fuori il resto.
Infine c’è anche chi è riuscito a convincersi che il mondo è perfetto e che l’errore risiedesse in sé stessi, nella propria personalità, nel proprio carattere o addirittura nel proprio aspetto fisico e, allora, ha provato a fare di tutto per conformarsi a quelli che riteneva fossero gli standard essenziali richiesti per essere accettati dal suddetto mondo.
Solitamente, tutti questi tentativi fai da te, dopo un breve periodo di apparente efficacia, finiscono per rivelarsi inutili poiché la persona stessa nell’arco di poco tempo, anche dopo aver cambiato lavoro, partner, città, oppure dopo aver cambiato aspetto fisico, torna “inspiegabilmente” a rivivere quelle sensazioni di disagio, non è più soddisfatto, e si ritrova, con estremo stupore, a fare i conti con le stesse ingiustizie subite in passato. Che strano eh? Coincidenze, forse?
Di fronte al fallimento di questi tentativi, il cliente decide dunque di rivolgersi ad uno psicologo.
La domanda sottostante alla maggior parte dei primi colloqui è la seguente: “dato che il mondo è “oggettivamente sbagliato”, puoi tu psicologo aiutarmi a correggerlo, oppure aiutarmi quantomeno a cambiare me stesso rendendomi più adatto al mondo?”
Di fronte all’evidente impossibilità, da parte dello psicologo, di cambiare il mondo o le persone, quest’ultimo può limitarsi a fargli notare, attraverso un percorso non certo semplice, quelle che sono le sue (del cliente) specifiche modalità di leggere il mondo, di osservarne il funzionamento ed interpretarne le leggi.
Lo psicologo, può inoltre aiutarlo a fare esperienze di modalità diverse ed inedite di osservare e vivere il mondo. Quando questo riesce, il cliente comincia a mettere in seria discussione le vecchie e disfunzionali modalità di lettura del mondo che utilizzava prima e potrebbe, attraverso l’abituazione, iniziare ad utilizzare delle chiavi di lettura diverse, più funzionali e costruttive.
Il cliente, in questa fase, potrebbe già iniziare ad apparire impressionato da quanto il mondo sia diverso da prima, da quanto il partner si comporti in maniera diversa, dal fatto che il responsabile a lavoro sia ultimamente meno scontroso ed esigente nei suoi confronti ecc. Gli sembrerà che sia avvenuto un cambiamento nel mondo, successivamente capirà che il cambiamento è in realtà avvenuto nella sua modalità di costruire e leggere il mondo e le relazioni. Gli apparirà chiaro che non esiste un solo modo di leggere l’ambiente con tutti i suoi fenomeni ed eventi, i comportamenti altrui, ecc. e, infine, comincerà a rendersi conto che non esiste una realtà oggettivamente uguale per tutti, ma che invece siamo noi a percepire le varie sfaccettature del mondo in modalità specifiche e straordinariamente peculiari e soggettive.
A questo punto, il lavoro che rimane da fare è quello di scoprire da dove originano le nostre modalità soggettive di costruire e vivere il mondo e (attenzione allo spoiler) si noterà come esse dipendano in larga parte dalle precocissime relazioni con le nostre figure di attaccamento primarie. Tali relazioni aventi una particolare frequenza e ripetitività hanno dato vita, all’interno del nostro cervello, a dei Modelli Operativi Interni che ci hanno permesso di prevedere, anticipare e poi influenzare gli eventi relazionali. Questi Modelli si sono poi cristallizzati in un grande nucleo successivamente arricchito con una miriade di altre informazioni (tendenzialmente auto-confermanti il nucleo stesso) dando origine alla cosiddetta Organizzazione di Significato Personale che fondamentalmente rappresenta il nostro modo di leggere il mondo. In linea di massima le Organizzazioni di Significato personale possono essere raggruppate in 4 grandi tipi:
- Depressiva
- Fobica
- Dapica
- Ossessiva
Solitamente, la patologia si ha nel momento in cui c’è uno squilibrio nell’utilizzo di alcune Organizzazioni, focalizzandosi sulle quali, si ha l’impressione che non esista altro modo di interpretare il mondo.
Attraverso un percorso psicologico ben fatto si può arrivare a comprendere quali sono le nostre Organizzazioni di Significato Personale predominanti, intuirne le origini, sfruttarne le caratteristiche adattive e limitarne gli eventuali effetti negativi nella vita di tutti i giorni.
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